14 Aprile – 3a Domenica di Pasqua.

    Il Risorto illumina e guida la storia.

 La testimonianza  data  al Risorto davanti alle autorità religiose e al Sinedrio dagli Apostoli, come leggiamo nella Prima Lettura dagli Atti. permette a Pietro di ribadire che essi non potevano obbedire loro e disobbedire a Dio. Essi non possono tacere ciò di cui sono testimoni e, cioè, che Colui che essi avevano crocifisso, « Dio lo ha risuscitato e lo ha innalzato alla sua destra come capo e Salvatore, per dare ad Israele conversione e perdono dei peccati ». Pietro e gli apostoli ristabiliscono i giusti criteri con i quali rapportarsi alla realtà: Dio, la verità e la coscienza vengono prima dell’autorità.

L’autorità umana, qualunque essa sia, non può arrogarsi il diritto di Dio, perché, come disse Gesù a Pilato, questi non avrebbe avuto alcun potere su di Lui se non gli fosse stato dato dall’alto. Il Signore risorto rende i discepoli liberi di quella libertà che costa, come è costata a Cristo: il potere umano, sconfitto sul piano della verità, ricorre alle minacce e alle vessazioni, perché " li fecero flagellare  e ordinarono loro di non insegnare più nel nome di Gesù".

 

    La visione dell’Apocalisse, della Seconda Lettura di oggi, che è una solenne liturgia di lode a Dio e all’Agnello « immolato, che è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione  »  rappresenta la conclusione della storia della salvezza e la vita nella Risurrezione di Cristo e dell’innumerevole schiera celeste dei redenti.

   Questi due momenti della celebrazione della Parola di Dio di oggi si associano nella liturgia eucaristica in cui tutti noi siamo uniti, indipendentemente dalla nostra realtà sociale, dalla nostra vocazione e dalla cultura, per testimoniare il Signore risorto nella nostra vita e unirci alla lode che in cielo si eleva a Dio e all’Agnello immolato nella liturgia escatologica.

   Entrambe queste due realtà, la lode del cielo e l’anticipo dello splendore celeste di cui godremo, celebrato nella liturgia eucaristica qui in terra, sono intimamente connesse, poiché la Chiesa terrestre e quella celeste celebrano l’unico mistero di Cristo morto e risorto. Come a Pietro, ad ogni battezzato è conferita l’investitura della missione di testimoniare l’annuncio del Cristo risorto, annuncio che può creare vivaci dibattiti e far sorgere qualche timore, ma che bisogna fare con lo stesso coraggio apostolico. Siamo chiamati a rendere conto della speranza che è in noi. Siamo coloro che devono annunciare la vita eterna, la vita in Dio, la fine del peccato e della morte.

   Cristo risorto alimenta nell’uomo la speranza che dà forza alla vita. Il mondo chiede al cristiano di dare senso al dolore, ai fallimenti della storia umana, alla morte come realtà ultima di questa esperienza terrena.

Memoria dell’Agnello immolato.

    L’uomo, da sempre, è stato dibattuto tra il senso della sua vita, la sua voglia di vivere e l’amara constatazione che tutto termina con la morte. Gesù, il crocifisso,  solo Lui che è morto e risorto, come ci dice l'Apocalisse, può svelarci il senso profondo della storia dell’umanità. Nella prospettiva di Cristo, nella sua vicenda di morte e risurrezione, possiamo comprendere come vanno le cose nella loro realtà più profonda. Ricordando la vicenda di Gesù, allora, comprendiamo che il disegno di Dio è sempre combattuto tra le forze del male che sembrano prevalere ( la Croce) e la potenza di Dio che in Cristo, primizia di risurrezione, ci dice l’ultima parola: al peccato Dio contrappone il perdono, alla morte e alla distruzione fisica, la risurrezione

    La via dell’amore, del perdono, del martirio e una via di Crocifissione, ma non di sconfitta. La morte e la risurrezione di Cristo, oltre che essere, sì una consolazione, sono un criterio di valutazione che ci fa ritenere vera storia la testimonianza dei martiri e non l’apparente vittoria dei potenti e degli oppressori. 

    Il tempo della Chiesa terrestre è sotto il segno della persecuzione e del rifiuto, ma la parola ultima è la potenza della risurrezione che opera nella memoria viva dell’evento del Cristo risorto. La testimonianza che diamo a Cristo crocifisso e risorto realizza in noi quella memoria di risurrezione e sottrae la storia al suo apparente non senso.

 La storia di Cristo crocifisso e risorto continua nella sua Chiesa:  ai suoi discepoli è richiesta la fiducia e la certezza. Fiducia: la logica che ha guidato la vita del Crocifisso  non è perdente ma vincente, per cui ha senso continuare nonostante le persecuzioni. Con la forza dello Spirito di Cristo e con  la sua presenza, come egli stesso ha assicurato, certamente si realizza il progetto di Dio. Certezza: solo in questa linea si rende testimonianza al Dio di Gesù.