7    APRILE – 2a  DOMENICA DI PASQUA

        DOMENICA IN  “ALBIS”   O  DELLA DIVINA  MISERICORDIA

 La Comunità dei credenti si accresce di nuovi membri. 

   In questa Domenica la Parola di Dio ci parla della realtà dell’Assemblea dei credenti, cioè della Chiesa, che è segno settimanale della Pasqua, poiché in essa si celebra la Risurrezione di Gesù e la speranza che essa infonde nei credenti.

    Il dono dello Spirito Santo donato da Cristo, che continua ad operare nella Chiesa, suscita la fede nell’evento della risurrezione e opera guarigioni non solo nel corpo, ma soprattutto porta salvezza, perché libera dal peccato, dalla paura, dalla schiavitù. Gli apostoli, continuano l’opera di Gesù nella storia degli uomini e da allora  la Chiesa continua ad accrescersi di nuovi membri.

    Caratteristiche della Comunità nascente.

   La gente attratta dall’annuncio apostolico, leggiamo  nel libro degli Atti degli Apostoli, portava nelle piazze gli ammalati affinché fossero toccati o anche solo sfiorati dall’ombra di Pietro che passava. Ma se da una parte il popolo esaltava l’operato degli apostoli, dall’altra vi era l’ostilità  da parte dei capi dei sacerdoti e dei maestri della Legge, per cui “ nessuno degli altri osava avvicinarsi a loro”. Pur godendo  la simpatia del popolo e  vedendo i prodigi,  per i credenti nel Signore, la comunità nata dalla risurrezione di Cristo, è fatta oggetto di  persecuzione. Per Luca, l’ostilità e la persecuzione da parte delle autorità religiose saranno una costante che rende la vita della prima comunità tenace nel testimoniare il Signore risorto. D’altra parte, Gesù stesso lo aveva detto: « Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi ».

    Vi erano anche delle donne tra coloro che avevano aderito al Signore. Esse hanno una importanza fondamentale nella vita della Comunità.

 L’essere e il diventare credenti nel Signore.

 Oggi, spesso, il successo di una iniziativa o di un movimento, viene sancito dalla quantità degli aderenti che vi partecipano. E  oggi, forse, la preoccupazione  numerica dei partecipanti prende anche le nostre iniziative pastorali. Ci preoccupiamo dell’audience. Una nuova evangelizzazione potrebbe anche fare a meno dell' angosciante preoccupazione dei numeri. Il regime di cristianità dei tempi passati ha lasciato il posto a una minoranza di credenti che sono e vivono pienamente consapevoli della testimonianza che il Signore chiede oggi.

   Davanti a questo fenomeno si potrebbe essere tentati di perseguire forme di presenza più audaci e aggressive che potrebbero allontanare gli uomini dall’approccio a Cristo; oppure si potrebbero privilegiare grandi eventi che facilmente attirano folla, ma dove l’incontro con il Cristo diventa molto evanescente. La presenza nel  mondo dei credenti nel Signore dovrebbe essere come quella del lievito, che con la testimonianza, anche silenziosa, quotidiana, permea la vita degli uomini.

    Più che ricercare il successo o la quantità della gente bisogna  compiere l’annunzio di Cristo nella fedeltà alla sua Parola: sarà considerato, allora, secondario l’essere pochi o tanti. Diceva  san Ignazio di Antiochia che  " E' meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo".

Come minoranza i credenti devono farsi compagni di viaggio degli uomini del nostro tempo, devono percorrere le loro stesse strade, vivere le ansie e le problematiche di tutti, farsi carico delle necessità dei fratelli, con umiltà, sincerità e abnegazione. Entrare in dialogo con il mondo, guardare con simpatia agli uomini, non sentirsi estranei ai fratelli, devono essere caratteristiche che devono animare la nostra testimonianza di Gesù, e se anche si è espressione di minoranza  tra la gente, bisogna evitare di inseguire inutili e pericolosi trionfalismi.

 La liberazione che Gesù fa dalle malattie, dal pecca  to, dalla incredulità e dal dubbio.

     Per Tommaso la liberazione, come leggiamo nel Vangelo, avviene dall’incredulità, da una fede debole, che ha bisogno di prove visibili, tangibili per credere; ma viene anche data a tutti,  da Gesù risorto, che effonde il suo Spirito sugli Apostoli, per mezzo della loro opera, la possibilità di essere liberati  dai peccati che vengono perdonati nel suo nome; negli Atti degli Apostoli, la liberazione dalle malattie e infermità è data da Cristo  e nel suo nome, sempre per opera degli Apostoli; nell’Apocalisse, per Giovanni, la liberazione dalla morte è data da Colui che egli contempla e che gli dichiara di essere “ Il primo e l’Ultimo, il Vivente, Colui che era morto, ma che ora vive e ha le chiavi della morte e degli inferi”.

   Oggi l’uomo, e soprattutto i giovani, vogliono sentirsi liberi di provare emozioni e trasgressioni, liberi da ideali, di affermare le proprie opinioni e la propria personalità. La libertà la si ricerca nella condizione di colui che libero da necessità economiche e con una certa posizione sociale, si può permettere ciò che si vuole. Invece, in tante parti del mondo, la libertà è ancora un diritto da conquistare, non solo pacificamente, ma anche con ogni forma di violenza, pur di abolire le varie forme di schiavitù. La libertà di praticare qualunque forma di diritto nella uguaglianza dei sessi, prodotto della cultura occidentale, espone ad un concetto di libertà, che più che rendere liberi, espone a nuove problematiche mai prima d’ora vissute, per cui molte donne nel mondo più che essere libere sono esposte e costrette alla prostituzione, ad essere condannate alla schiavitù, all’ignoranza, perché obbligate alla segregazione. La Parola di Dio, in Cristo risorto, ci garantisce la liberazione dal peccato, che è il senso e la radice di ogni vera liberazione,  ci restituisce nella dignità di Figli di Dio, nel rispetto della dignità di ogni persona, di ogni creatura  umana, anche non nata.

    Nella Pasqua è tutto l’uomo che viene reso nuovo dal dono di Dio, datoci in Cristo risorto, per cui viene data al mondo la speranza che, il male più radicale, quello del peccato, è stato vinto.

    Nel continuare, allora, nella Chiesa la stessa opera di Cristo, significa per i cristiani liberare i fratelli dalle loro sofferenze, farli uscire da ogni forma di schiavitù, angoscia, dai loro dubbi e paure. Il mes-saggio cristiano deve essere testimoniato a tutti, perché è portatore di speranza per coloro che sono schiavi, anche nei nostri paesi che sono civilizzati, di tutte le forme di dipendenze dell’uomo legate alla droga, alla violenza, alla mafia, al gioco, alle lotterie, al successo, alla carriera, alla allusione del benessere economico da conseguire ad ogni costo.

    Alla luce di questa Parola di Dio, i cristiani possono ripartire dall’essenziale, ripartire da Dio, che nella Pasqua ha   dato inizio ad un tempo nuovo, annunciando agli uomini il momento della liberazione e dando  loro la speranza che “Egli è Colui che è venuto per far nuove tutte le cose “.