31 Marzo – DOMENICA DI PASQUA    -      RISURREZIONE DEL SIGNORE

                              LA  PASQUA  DI  RISURREZIONE

 Nel cammino quaresimale abbiamo vissuto attraverso un itinerario di conversione la nostra preparazione all’evento pasquale di fede: Vivere la risurrezione di Gesu, il crocifisso. Questo evento è portatore di gioia che ci fa gridare « Cristo è risorto », ma che ci invita anche a vivere da risorti. I cristiani non fanno solo l’annuncio della risurrezione proclamando che Gesù, messo a morte dagli uomini, è stato risuscitato per la potenza di Dio. Noi siamo chiamati, dopo questo evento e in virtù di esso a tenere un modo di vivere: essere risorti a vita nuova in attesa della definitiva risurrezione.

 La memoria della pasqua.

   Per Israele il memoriale della Pasqua era il ricordo della liberazione attuata da Dio a favore del suo popolo.

Per noi cristiani la Pasqua ci rimanda a Cristo che, quale nuovo agnello, per un libero dono della sua vita per noi, ci libera dalla schiavitù del peccato e ci immette nella speranza della risurrezione futura. Questa liberazione operata da Cristo ci precede, la memoria ci interpella nel nostro oggi e la realizza nella fede, coinvolgendoci. Fare memoria di quanto ci ha preceduto non è solo memoria sterile del passato, ma piena attuazione dell’operato di Gesù applicato alla nostra vita.

    L’uomo, se da una parte è sempre proteso verso la libertà, dall’altra è pure affascinato da antiche e nuove schiavitù. Ma Dio ci ripropone sempre la sua amicizia e ci invita continuamente a ritornare alla sua comunione. Così Dio  ci ricorda che la nostra esistenza, anche se spesso Egli incontra il nostro rifiuto e la crocifissione, ha un senso profondo, è un legame  a Lui per mezzo del suo Figlio.

    Nella celebrazione della Pasqua, vissuta  attraverso il memoriale, facciamo l’esperienza di essere il nuovo popolo convocato per il « banchetto del Signore ». Nella Ultima Cena Gesù lascia ai discepoli un comando:« Fate questo in memoria di me ». Ma, in questa memoria, la condivisione del pane spezzato e del vivo deve portarci ad una vita vissuta nel servizio ai fratelli. La memoria della Pasqua non può scindersi dal vivere sotto il segno e il giudizio del servizio fraterno. La nostra esistenza è vissuta da risorti se la realizziamo secondo questa modalità: in questo consiste il vero volto della Pasqua.

    La Pasqua nel segno della comunione.

 La Pasqua ebraica crea un popolo libero dopo la schiavitù, la Pasqua di Cristo genera la Chiesa, comunità dei credenti, nuovo popolo sacerdotale, regale e profetico. La storia della salvezza è fondata sulla convocazione e nella comunione. Cosicché noi non siamo protesi verso una perfezione personale e individuale, ma alla comunione tra uomini liberi in Cristo. Siamo liberati dal nostro individualismo, dallo spirito di dominio, dal desiderio di imporre la propria verità più che cercarla insieme,  e sospinti dal  desiderio di porsi al servizio fraterno. Siamo così in cammino per realizzare un’umanità dove la diversità diventi celebrazione dell’unità.

 La Pasqua, centro della storia salvifica  

 La Pasqua del Signore ci chiedere di accogliere la novità che Egli ci ha portato e cioè siamo invitati a cambiare la nostra mentalità e gli uomini sono chiamati a rinascere in lui con il battesimo o a rinnovare continuamente se stessi. Nella Pasqua Dio rivela nella fedeltà all’uomo la sua solidarietà: Cristo si è fatto come noi in tutto eccetto il peccato, condividendo la nostra debolezza e per compatire le nostre infermità. Cristo ha salvato l’uomo e la sua storia assumendola fino in fondo e l’ha vissuta in pienezza e l'ha condivisa anche in ciò che all’uomo sembra la realtà più distruttiva, la morte.

   La salvezza che Gesù ci ha donato è frutto dei suoi sentimenti di solidarietà e condivisione con gli uomini che non disdegna di chiamare fratelli.

   Cristo ha dimostrato con il suo esempio che l’unico modo per realizzare la nostra identità di uomini e di figli di Dio è quello, come Gesù, di donarsi e di concepire la propria vita come dono da offrire ai fratelli in un servizio generoso. La solidarietà deve farci accettare gli altri per quello che sono e non per quello che ci piacerebbe fossero. Il tempo, gli eventi della nostra storia devono essere accettati con le loro crisi, dubbi, incertezze, sforzi, verità, ma queste realtà devono essere illuminati dalla verità di Dio e di Cristo.

   Essere solidali con gli uomini, oggi,  può significare porsi a fianco di ogni uomo che ricerca con onestà la verità, il bene, nuove strade per realizzare un’umanità che progredisca nei valori più profondi della sua natura.   Gesù ci ha insegnato che la sconfitta non è l’ultima realtà della nostra vita. La Pasqua deve farci ritrovare impegnati a camminare  insieme, attorno al bene e alla bellezza, per ricreare nel progetto di Dio, manifestatoci in Cristo risorto, una nuova umanità. 

 Prima Lettura : At 34,37-43

Pietro riassume la vicenda di Gesù di Nazaret: non  una vicenda qualsiasi, ma l’esito fedele dell’annunzio dei profeti. Iniziata sotto il segno dello Spirito, svolta nell’esercizio della bonyà e della potenza risanatrice e liberante, finita nella crocifissione, la vita di Gesù si è conclusa nelle risurrezione. Gesù il Nazareno è costituito Giudice del mondo. Adesso si tratta di aderire a lui con fede, poiché da lui proviene la remissione dei peccati. Tutti gli uomini sono coinvolti negli avvenimenti di Gesù che la celebrazione pasquale della Chiesa ha ripreso e proclamato solennemente, risentendo la testimonianza di Pietro e degli altri, che hanno vissuto il contatto col il Cristo terreno e con Cristo risorto. La vita di Gesù e la sua esistenza ci interpellano adesso e dalla nostra risposta dipende la nostra salvezza.

 Seconda Lettura: Col3,1-4

  Per Paolo un cristiano è uno già risuscitato con Cristo. Infatti un cristiano è tale perché riceve lo Spirito Santo, che porta nel nostro cuore Cristo risorto da morte. Ma se questo è vero, dice l’apostolo, il desiderio del cristiano a-spira a Gesù, glorioso alla destra del Padre. Un vincolo reale lo lega al Signore.

 Oppure

 Seconda Lettura: 1 Cor 5,6-8.

Il credente è una creatura tutta nuova: nessun legame, nessun lievito, dice san Paolo, deve implicarlo con la vita di prima. Il lievito significa la malizia, l’insincerità, la menzogna: in una parola, tutto quello che non costituisce la vita redenta, ma quella ancora che sta sotto la forma, il segno e la forza del peccato.

 Vangelo: Gv 20,1-9.

 Davanti alle prove, alle tracce che Cristo è risorto, e nonostante la parola stessa di Gesù che l’aveva preannunziato, gli apostoli fanno fatica a credere che egli è risorto da morte. Per Maria di Magdala l’hanno portato via. Se Pietro entra nel sepolcro e constata soltanto, nel discepolo che Gesù amava subito si accende la certezza della fede: dinanzi a quei segni non si limita a vedere, crede. Sarà laboriosa a nascere e a imporsi a loro la fede nella risurrezione. Poi diventerà l’irresistibile convinzione, che darà senso a tutta la missione e a tutta la vita degli apostoli, testimoni del Risorto.