29 Marzo – VENERDI’   SANTO

               PASSIONE DEL SIGNORE,  il vero AGNELLO  PASQUALE

 Nel Venerdì Santo la Chiesa  non celebra l’Eucaristia, ma vive nella contemplazione del suo Signore crocifisso, che ha donato la sua vita per manifestarle in  « maniera ostinata » il suo amore sponsale. La Liturgia di questo giorno si svolge in tre momenti:

-        l’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO, con le letture che preannunciano la passione del Servo di Dio (Isaia), letta come sacrificio di espiazione del sommo Sacerdote, per mezzo del quale abbiamo accesso al trono della Grazia per ricevere misericordia (Lettera agli Ebrei), contemplazione della Passione di Gesù;

-        La SOLENNE PREGHIERA DELLA CHIESA per tutte le necessità  della Chiesa e della Umanità;

-        La  SOLENNE ADORAZIONE DELLA CROCE  e si conclude con la Comunione.

Una esistenza consegnata alla morte.

 Tutti ci domandiamo sul senso della nostra vita, sulla  morte, sulla speranza di un vita ultraterrena. Ma ciò che ci dice qualunque esperienza religiosa ci fa rimanere nella oscurità del dubbio e  non  dà nessun senso e significato al dolore? La morte, come realtà ultima, se considerata solo come distruzione dell’uomo, e Gesù  ha voluto fare questa esperienza umana in tutto anche nella flagellazione e nei dolori, nessuno può cambiarla, neppure l’autorità terrena(Pilato,la cui autorità gli è stata data dall’alto).  Solo Dio, Signore della vita e della morte, dà a tale distruzione una realtà  trasformante.

 La croce di Cristo.

 Cristo non è venuto ad eliminare la morte ( lui stesso l’ha subita ), ma ci ha indicato la modalità con cui questa realtà ultima dell’uomo viene superata per l’opera di Dio. Nell’obbedienza di Cristo fino alla morte e alla morte di croce alla volontà del Padre,  l’uomo comprende che la morte, come distruzione naturale del corpo, in quanto sottomesso alla caducità a cui Dio l’ha sottomessa, gli fa riconoscere la finitezza della sua vita terrena.

    Se la Via della Croce è l’esperienza del dolore e della morte, la Via della Luce e della fede, per il credente che si fa coinvolgere da Cristo, portando ognuno la propria croce dietro a Lui, si  realizza  un cammino che lo porta  verso una maggiore pienezza nella fede: cioè, più noi ci conformiamo a Cristo nelle sue sofferenze nelle circostanze della vita, nel dolore, nel servizio agli altri, nelle rinunzie quotidiane derivanti dalle nostre responsabilità, tanto più noi realizziamo il nostro camino di fede e di santità.

   Come il centurione che di fronte al comportamento di Gesù esclama: « Davvero quest’uomo era Figlio di Dio! » ( Mc 15,39), anche noi, davanti a Cristo crocifisso che svela la sua identità divina, dovremmo emettere il nostro atto di fede in Lui e imitarlo.

Dall’alto della sua croce Cristo ci fa il dono di poter credere in Lui. Alzando il nostro sguardo verso il crocifisso Gesù ci attira a sé, ci conduce alla  Verità  della fede in Lui e alla maturità spirituale,  a noi spetta solo accogliere questo dono lasciandoci attrarre dal suo amore.

    Il Venerdì Santo è un giorno che mette alla prova la nostra fede, un giorno in cui dobbiamo rinnovare la nostra adesione a Cristo, perché solo così possiamo aprirci all’orizzonte della vita eterna. Il mistero di Cristo

Crocifisso  non ci è svelato ancora completamente ma ci viene offerta una promessa come disse Gesù al buon ladrone che intravide il mistero del suo regno:  « In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso ».(Lc 23,43).

   La morte, a cui tutti gli uomini siamo soggetti, e Gesù non l’ha voluta schivare, resta sempre una pena, ma non è una condanna. La morte ci apre alla vita, quella vera nella “terra dei viventi”, perché il Dio che ha risuscitato suo Figlio Gesù è il Dio dei vivi e non dei morti.

   La nostra vita, tutta la nostra esistenza, anche la nostra morte, ci dice Gesù in croce, dipende da Dio il quale eleva  la nostra morte e ne fa l’aurora della vita, l’inizio di una esistenza rinnovata in cui incontreremo il Signore, non più velatamente ma “faccia a faccia”. Gesù risorto è la primizia di questa nuova esistenza.

Il Venerdì Santo, con il suo digiuno, nel silenzio delle campane, nel tabernacolo vuoto e nella penombra  che avvolge la chiesa, ci preannunzia questa nuova esistenza offerta in dono all’uomo, e realizzata in Cristo Risorto.

    L’obbedienza di Gesù alla volontà del Padre, vissuta fino alla morte e alla morte di Croce, ripaga a nome di tutta quanta l’umanità la prima e continuata disobbedienza con cui l’uomo nel suo orgoglio ha preteso di voler essere come Dio. Con l’abbandono che Gesù e chi si configura a Lui fanno nelle mani del Padre, a cui la morte ci obbliga, ripara la sfiducia dell’uomo nel pensare che Dio non ci ami. Il sacrificio di Gesù oggi è promessa che l’attesa troverà pieno appagamento nella luce del Risorto. In ogni Venerdì Santo lo splendore di questa luce non ci è dato ancora di contemplarlo.  Da quel giorno in poi,  nella Croce del Signore viene svelato l’annuncio per l’uomo di una vita nuova, rinnovata nel tempo di ognuno, ma pienamente trasformata nella stessa gloria in cui è entrato Gesù.

        Prima Lettura: Is 52,13-53.12.

   Attraverso la sofferenza del Servo di Dio, che si addossa le nostre iniquità per espiarle  offrendo se stesso in sacrificio di riparazione, si compirà la volontà del Signore: in Lui saranno radunati gli uomini, dispersi e sperduti come un gregge, guariti  per le sue piaghe , giustificati  e dati a Lui in premio, poiché Egli  intercede per i colpevoli.

 Salmo 30

   La preghiera esprime la supplica, la fiducia e il ringraziamento perchè  Dio viene riconosciuto protettore potente.  Il Giusto si abbandona nelle mani di Dio perché lo salvi e lo liberi strappandolo dalle mani dei sui persecutori. Gesù, colui che non aveva conosciuto peccato, si abbandona nelle mani del Padre celeste dicendo:« Padre nelle tue mani consegno il mio spirito » (Lc 23,46)

 Seconda Lettura : Eb4,14-16.5.7-9

   I credenti, professando la loro fede in Gesù, il Figlio di Dio, che quale sommo sacerdote ha sperimentato le nostre infermità e debolezze eccetto il peccato, sanno che Egli ormai intercede presso il Padre per ottenere loro misericordia e grazia. Così l’autore li esorta ad accostarsi al trono di Dio, perché Cristo Gesù, per la sua obbedienza, è diventato causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

 Passione secondo Giovanni.

Per chi crede, la croce, più che scandalo, è glorificazione e intronizzazione. Il Cristo crocifisso è il definitivo e vero sacrificio pasquale che riunisce il popolo della nuova alleanza. La Croce,dice la liturgia della Chiesa, è Trono, da cui Cristo regna, e Talamo, in cui ha unito a sè, come sua sposa, con patto di eterna alleanza l’umanità redenta.