24 MARZO – DOMENICA DELLE  PALME -  2a Domenica di Passione.

 GESU’ CRISTO, FIGLIO DI  DIO  e SIGNORE  CROCIFISSO.

  Con la Domenica delle Palme la Chiesa inizia solennemente la Settima Santa che culmina con il TRIDUO PASQUALE in cui si celebra il Mistero della Morte e Risurrezione di CRISTO SIGNORE.

  Dopo il cammino quaresimale, in cui con la conversione e la Penitenza siamo stati portati a contemplare la vicenda terrena di Gesù nella sua morte e risurrezione, il Triduo Pasquale ci fa rivivere il mistero dell’obbedienza totale di Cristo al Padre, prefigurata  dal Servo di Jawhè, servo sofferente e perseguitato, ma fedele anche davanti agli insulti dei flagellatori, davanti ai quali, sorretto da Dio, resta saldo.

 Il mistero della Croce.

 La Passione di Gesù raccontata da Luca, è al centro della Litugia della Parola. E se la nostra attenzione in qualche maniera, nella prima parte, è attratta dall’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme osannato come il Figlio di David dalla folla ,festante, il racconto della Passione di Gesù, delle sue sofferenze sopportate pazientemente, ci riporta alla concretezza di ciò che ha sofferto colui che è stato vivino agli  ammalati, si è chinato su ogni forma di sofferenza. Egli stesso sperimenta l’angoscia del tradimento, il dolore, la morte e la sconfitta del suo sforzo di salvare il suo popolo.

Nel pianto per l’amico Lazzaro egli ci mostra il suo amore per gli uomini e nel rifiuto da parte di Gerusalemme la sua  profonda tristezza. Davanti a questi eventi Gesù non è passivo né si rassegna ma guarisce e opera il bene a coloro che incontra. Cosi nella solidarietà e nella liberazione da tutto ciò affligge l’uomo Gesù lotta contro ogni forma di male di cui l’uomo soffre. Ma le scelte operate da Gesù si tramutano in scandalo: Egli che viene a liberare i poviri e i sofferenti fa l’esperienza della sconfitta, del silenzio di Dio, della morte. Così colui che si presenta come il buon pastore diventa l’Agnello che si immola, il seminatore diventa il grano che muore, il Signore diventa il Servo sofferente che prende su di sé le nostre colpe. Gesù, allora, appare come uno sconfitto e come il “maledetto da Dio”, come è detto nel Deuteronomio:« Maledetto colui che pende dal legno »(Dt 21,21-23).

   Il silenzio e la fiducia di Gesù che scandalizzano.

 Davanti a Cristo crocifisso i suoi nemici possono trionfare perché hanno eliminato un in inopportuno e sembra che Dio stesso avalli  il loro successo. Gesù in croce da una parte e il Padre dall’altra sono al centro di una tensione: da una parte c’è chi vuol crede a condizione che Gesù scenda dalla croce, poiché ha detto di essere Figlio di Dio, dall’altra chi crede proprio perché vi rimane, come il centurione che vedendolo spirare in quel modo dice:« Davvero costui era Figlio di Dio !». Gesù domanda al Padre perché lo abbia abbandonato, ma il Egli tace e la voce del battesimo e del Tabor non risponde.

    Sul Calvario viene cancellata l’immagine di un Dio che interviene miracolosamente nella storia degli uomini per porre fine alle sofferenze. La morte reale di Gesù contesta tutte le false immagini di Dio e l’affidamento di Gesù al Padre,  nelle cui mani rassegna il suo spirito, diventa il gesto supremo della obbedienza a Lui, ma anche il gesto di un Dio che manifesta il suo supremo amore per gli uomini. Si comprende, allora, perché il mistero della croce ci avvicina a Dio in modo totalmente diverso e sorprendente. Esso mette in risalto il mistero  che si fa conoscere  come l’inconoscibile, che domanda di accettarlo nella sua imprevedibilità, nella sua  realtà scandalosa: si dona totalmente fino alla morte di croce. Gesù che muore in croce  è l’uomo che fa la massima esperienza e dell’amore di Dio, di un amore di autentica donazione.

    Un Dio che sconcerta.

    Gesù in tutta la sua vita ha cercato di ristabilire la verità su Dio e sull’uomo. Se Gesù, nel dono totale di sé, è la definitiva parola di Dio, e nella Passione egli è l’irradiazione della gloria del Padre, l’impronta della sua potenza e della sua sostanza, se egli è non solo il volto imano di Dio, ma è anche perfettamente uno con il Padre, allora dobbiamo purificare tutte le nostre precomprensioni su Dio, le nostre false e rassicuranti immagini che abbiamo di Lui.

Non dobbiamo riconoscere  altro Dio se non quello che si manifesta così vulnerabile nella vicenda della morte del suo Cristo. Una tale rivelazione   ci interpella radicalmente: qual è dunque questo Dio che si dice e si dona attraverso la morte di Colui che egli manifesta come suo Figlio?

   Questo mistero è oggi al centro della fede che celebriamo: Gesù è il Re che osanniamo, ma è un re crocifisso per amore!