17  FEBBRAIO

    1a     Domenica di Quaresima

 « SOLO AL SIGNORE TUO DIO  TI PROSTRERAI ».

    Le letture di questa domenica ci invitano a riscoprire chi è il Dio di Israele e il modo con il quale egli conduce la storia.  In questa duplice prospettiva si delinea il cammino del credente: comprendere il volto del Dio di Gesù per seguirlo concretamente.

    Nella prima lettura è narrato il centro della fede ebraica: Dio interviene – per primo e gratuitamente – per scegliere il suo popolo; dopo averlo liberato dalla schiavitù d’Egitto, dona al popolo la terra, e al dono occorre rispondere con la lode. La seconda lettura ci invita a proclamare la salvezza che  viene da Gesù, il crocifisso risorto. Una salvezza proposta ora non solo ad uno, ma a tutti i popoli : il Dio di Gesù è un Dio per tutti.

 Una prospettiva teologica

 Nel racconto delle tentazioni abbiamo l’incontro di due personaggi. Da una parte Gesù, « guidato dallo Spirito », e dall’altra il diavolo, l’avversario, colui che verifica la consistenza della fede  del credente. Gesù è coinvolto in un dibattito-provocazione-verifica.

   Nella prima tentazione è in gioco il significato della filiazione di Gesù, appena proclamata dal Padre (3,22). Gesù è spinto a servirsi del suo potere di Figlio per cercare  cibo e nutrimento altrove e diversamente da come il Padre richiede; ma egli rifiuta di fare miracoli e si richiama alla parola di Dio, unico e vero cibo. Gesù afferma non la sua ma l’autorità della Scrittura ( « Sta scritto » ): la sua autorità deriva dalla parola di Dio, non può prescindere da essa; invece di imporre il proprio « io »  co-me vorrebbe il tentatore, Gesù si colloca in una relazione di totale fiducia nei confronti del Padre.

Nella seconda tentazione viene proposto a Gesù di ottenere la regalità di questo mondo mediante un atto di adorazione nei confronti del tentatore. Il rifiuto di Gesù attesta che Egli attende dal Padre – e solo da lui – come e quando stabilire la sua  regalità sull’universo intero. Al tentatore, che rivendica per sé un  culto riservato solo a Dio, Gesù ricorda che esiste una sola signoria: « Il Signore, Dio tuo adorerai . a lui solo renderai culto ».    

La terza tentazione  è posta da Luca a Gerusalemme che, nella prospettiva di Luca, è il punto culminante del ministero di Gesù. Il tentatore conduce Gesù là dove deve concludere la sua missione e dove si deve decidere la sua accoglienza  o il suo rifiuto da parte del popolo giudaico. Se Gesù si gettasse dall’alto del pinnacolo del tempio, egli farebbe sua l’attesa popolare per la quale il Messia avrebbe dovuto imporsi con segni e prodigi. Ora, la via scelta da Gesù comporta l’entrare nella vicenda umana fino in fondo: Messia sì, ma crocifisso. 

 Convertirsi al Dio di Gesù.

    Accettando di morire per rimanere fedele alla logica del dono e del servizio, Gesù diventa l’immagine perfetta  del Dio che fa vivere e che dona la vita. Il racconto delle tentazioni non rivela solo la discussione circa il progetto messianico di Gesù;  ci indica come l’uomo – che segue la logica scelta da Gesù – è chiamato a vivere per non cedere alla tentazione e per poter adorare il Dio di Gesù.   Nelle scelte di Gesù sono offerte, infatti, precise indicazioni al credente. Gesù si manifesta come: l’uomo che rifiuta di essere figlio di Dio annullando la sua umanità, sottraendosi ai limiti della natura e del tempo che sono il tessuto nel quale si snoda tutta la vicenda umana; il credente, che incontra l suo Dio in una Scritura che apre il cammino e sollecita ad un costante rinnovo della fede.

    Le tentazioni trovano la loro migliore attualizzazione nella distinzione di un grande teologo russo, Florenskij, il quale sostiene che è molto diverso conoscere le cose e conoscere le persone. Non si può conoscere il Padre, la Persona per eccellenza, secondo mi principi dell’evidenza, volendolo ridurre ad un’idea chiara e distinta. Non si incontra Dio nella pretesa della scienza, che tende sempre ad allontanare il mistero. Dio, come ogni persona, si conosce nella fiducia e,  restando in sua compagnia, nella comprensione della sua storia. Si comincia a prestargli fede, poi si mantiene il contatto con lui per scoprire di amare Dio al di sopra di ogni cosa. E’ questo il senso della preghiera.

 1a Lettura  Dt 26,4-10:Professione di fede del popolo eletto.

   Al centro della fede ebraica non sta un’idea di Dio ma un’esperienza storica nella quale in Signore si è fatto conoscere. E il deserto è , nella tradizione biblica, il luogo dove il popolo  verificherà la propria fiducia nel Dio liberatore. Si scontrano così due progetti: quello di Dio e quello,legato alle speranze degli uomini.

 Sal Resp. 90;

    L’inizio del salmo è un invito alla professione di fede;Dio agisce in favore dei suoi fedeli, ma questo intervento non sottrae ai conflitti, alle situazioni difficili.

  2a   Lettura Rm 10,8-13: Professione di fede per chi crede in Cristo.

   Il testo della lettera ai Romani ci presenta la professione di fede del cristiano. Egli è invitato a proclamare che Gesù è il Signore e che Dio è intervenuto nella sua storia - una storia che sembrava chiusa sul legno della croce – risuscitandolo dalla morte. Non basta credere a tutto ciò: è necessario proclamarlo, annunciarlo.

 Vangelo 4,1-13: Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.

    Nel racconto di Luca sia il tentatore sia Gessi richiamano alla Scrittura. Ma solo il modo con il quale Gesù  legge  e  interpreta  la Scrittura permette il manifestarsi il volto del Dio di Israele  e del Dio di Gesù. L’interpretazione della Parola fatta da Satana è, invece, una tentazione dalla quale anche i credenti non sono esenti.

  

Ultimo aggiornamento (Domenica 17 Febbraio 2013 14:15)