10            Febbraio  2013

5a  Domenica del Tempo Ordinario

                           La chiamata nella visione di Dio. 

   Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù che, dopo il miracolo della pesca miracolosa, chiama i primi quattro  apostoli  a  seguirlo,  per  diventare suoi « profeti ». Essi saranno coloro che porteranno in tutto il mondo la parola di Gesù che salva.

   La prima lettura ci presenta invece la chiamata da parte di Dio del giovane profeta che giusta-mente è stato chiamato « il maestro di Gesù ».Ad entrambi è comune l’esperienza del trascendente che tocca l’uomo e lo porta alla vita nuova.

 Porta d’entrata del Nuovo Testamento

   Molti credenti quando sentono parlare  di Antico Testamento e Nuovo Testamento, hanno l’ impres-sione che queste due parti della Bibbia siano una contrapposta all’altra. Prima c’è il Dio d’Israele con i suoi comandamenti. Poi c’è Gesù con l’a-more e la misericordia,. E’ un’impressione molto errata.

    I grandi « temi » che emergono nel Vangelo sono prima affiorati in Isaia. L’uomo « tempio vivo del Signore »; Dio che « entra nella storia umana e la guida » sono grandi parole di Gesù, ma prima so-no state grandi parole di Isaia. Il libro di Isaia è la parta d’entrata che introduce nel Nuovo Testamento. « Isaia è colui che meglio di qualsiasi altro conduce al Vangelo  ». ( G. Saldarini).

La chiamata di Dio e la missione. 

   Isaia fu chiamato da Dio quando aveva circa 30 anni. Lo racconta egli stesso con le parole che ascoltiamo nella prima lettura. La visione del Santo scuote Isaia, che riconoscere di essere alla presenza  dell’Altissimo, percepisce l’infinita grandezza  di  Dio  e al contempo la propria indegnità: «Un uomo dalle labbra impure io sono».

   Emerge dunque, come accadrà  anche per Pietro nel racconto del Vangelo, il senso della voca-zione cristiana, che sempre scaturisce dall’incontro con Dio. I chiamati sono introdotti nella visione di Dio,  toccati  direttamente dal suo mistero, coinvolti  nella  sua  luce. La visione del divino è immagine della conoscenza di Dio offerta all’uomo. Così dunque anche per  Pietro e gli altri, voluti testimoni del  miracolo  di Gesù, chiamati a partecipare alla pesca prodigiosa ( furono loro a gettare con fede le reti nel lago ). Non solo nella chiamata  Dio si fa vedere all’uomo svelando tut-to il mistero della sua grandezza, ma l’uomo vede profondamente se stesso riconoscendosi peccatore. L’incontro con Dio smaschera l’uomo, mette in luce il suo peccato e proprio nel ricono-scimento della propria debolezza egli può esprimere la risposta alla chiamata. Isaia diviene modello esemplare della risposta alla grazia di Dio, della prontezza attiva alla sua Parola; Pietro, Giacomo e Giovanni,  trasformati  interiormente dalla esperienza dell’incontro con Gesù, lasciano tutto e lo seguono.

 La chiamata di ogni battezzato. 

   La Liturgia della Parola oggi indica il compito di ogni battezzato e il suo ruolo nel mondo. Paolo dice di « trasmettere la Parola ricevuta » ribadendo la necessità che sia l’esperienza personale di Dio il centro di ogni vocazione. L’esperienza della Chiesa  nascente è l’esperienza del Cristo risorto.

L’incontro con Gesù, morto e risorto dopo tre giorni, costituisce il Kérygma, il messaggio portato al mondo.

   Ognuno di noi, in quanto immerso nello stesso mistero di Gesù, è chiamato ad essere portatore del Vangelo, pescatore di uomini. La domanda di  collaborazione all’azione di salvezza fa dell’uomo il partecipe dell’opera di liberazione dal male. Per gli ebrei il mare era simbolo del pericolo, luogo delle forze opposte  a Dio. « Pescatori di uomini » indica la vocazione cristiana di quanti operano nel mondo per liberarlo dal male.. In ciò si trovano forse oggi i maggiori spunti per attualizzare il senso della chiamata del Signore.

 Prima Lettura: Is 6,1-2a .3-8

Salmo  137

Seconda Lettura : 1 Cor 15,1-11;

Vangelo: Lc 5,1-11.