Domenica  20 Gennaio  2013  - 2a Domenica  del  Tempo  Ordinario 

IL  VINO  E  LA  GIOIA

 Noi cristiani in questa domenica, iniziamo una parte nuova dell’Anno liturgico: le 33 domeniche del Tempo Ordinario. Le prime di esse scorrono tra le feste natalizie e l’inizio della Quaresima, le altre ( la maggior parte) scorrono tra la festa della Pentecoste e l’inizio del prossimo Avvento.

   Nel tempo ordinario di quest’anno ( chiamato Anno C) la Chiesa ci invita a leggere (in chiesa e nelle nostre famiglie ) il Vangelo di Luca. Luca era un collaboratore dell’apostolo Paolo, in quale in una sua lettera ai cristiani di Colosse lo chiama « il caro medico Luca ». Egli non era ebreo, ma di provenienza greca; uno dei primi cristiani fra i pagani. Dante Alighieri chiama  Luca « lo scrittore della mansuetudine, dell’amore, della misericordia di Cristo ». L’evangelista Luca infatti ci presenta Gesù come il Figlio di Dio venuto nel mondo a « salvare ciò che era perduto», alla costante ricerca dei piccoli, dei poveri, degli ammalati e degli ultimi.

 Il suo Vangeli presenta la portata universale della salvezza. La misericordia di Dio che salva tutti indistintamente, non deve creare in noi umiliazione, ma gioia. Gesù è il buon pastore che cerca la pecora che si è smarrita, e che quando la trova non la punisce, ma se la pone sulle spalle e invita gli amici a far festa perché l’ha ritrovata. Dio è il Padre misericordioso che il ritorno del figlio scappato di casa  preparando la Festa del suo ritorno.

 Il primo miracolo per ala gioia di due sposi.

 Per prepararci alla lettura del Vangelo che mette in luce la misericordia e la gioia, oggi la Chiesa ci Invita a leggere nella prima lettura un brano di Isaia. Il profeta, parlando dei tempi del Messia,  preannuncia :« Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te ». E nel Vangelo la Chiesa ci invita a riflettere sulla pagina in cui Giovanni racconta il miracolo di Gesù a Cana.

    Ai tempi di Gesù, in Palestina, la festa di nozze poteva durare anche una settimana. Vi si accoglievano numerosi invitati, e le famiglie dei due sposi davano fondo alle loro riserve perché la festa doveva essere ricordata  da tutti come un avvenimento eccezionale. Cana è un  piccolo villaggio  della Galilea, a 6 chilometri da Nazaret, Il paese di Maria e Gesù. Essi furono tra gli invitati alla festa, Prima che la festa si concludesse, venne ad esaurirsi la riserva del vino. Maria sapeva chi era suo figlio, e bastarono poche parole per farlo intervenire. Gesù non aveva ancora iniziato  la sua missione. Non aveva ancora operato nessun miracolo. A Cana compie il principio dei segni (Giovanni parla di segni e non di miracoli ) presentandosi come il nuovo Messia. Le nozze di Cana sono figura dell’Alleanza  antica e al tempo stesso inaugura le nuove nozze.

    Il miracolo di Cana segna l’inizio dell’Alleanza Nuova, dell’amore di Dio per il suo popolo. In questo senso il prodigio compiuto a Cana non è solo  il primo dei segni, ma il modello di tutti gli altri segni prodigiosi che Gesù compirà  nella sua vita, fino alla croce.  L’immagine sponsale  indica l’amore  con cui Dio si unisce al suo popolo nel vincolo indissolubile della fedeltà.

   Maria è testimone della nuova Alleanza, prima credente. Il ruolo che la Madre esercita negli eventi di Cana simboleggia la fine dell’Alleanza antica e il tempo nuovo che, attraverso di lei, si sta realizzando.

 Gesù è venuto per la nostra gioia.

 La Chiesa ci invita oggi a riflettere su questo miracolo perché comprendiamo questa verità consolante: Gesù è venuto a portarci la misericordia di Dio per la nostra gioia, l’amore di uno sposo per la sua amata, la promessa di fedeltà eterna. Gesù viene a colmare la mancanza di vino, simbolo della gioia, festa e amore. Con Gesù è donato all’umanità  il vino nuovo, il piùbuono. I cristiani sono dunque chiamati a vivere nella gioia e non certo per incoscienza, ma con ragionevoli motivi.

1)    La certezza che tutte le cose buone della vita Dio le ha fatte per noi, ed è felice che noi ne proviamo piacere.  Dio non vuole che i suoi figli siano tristi, non è un dio geloso della nostra gioia. Un giovanissimo santo, Domenico Savio, diceva a un suo amico: « Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri. E teniamo lontano il peccato perché ci ruba la gioia dal cuore ».

2)     La certezza della risurrezione. Anche quando le difficoltà della vita tendono a rattristarci, noi abbiamo la certezza che vivremo per sempre nella gioia di Dio, con i nostri cari e i nostri amici. Gesù, prima di andare verso la croce, ci ha detto: « Vi vedrò di nuovo, e il vostro spirito si rallegrerà, e nessuno potrà togliervi la vostra gioia ».

3)     La sicurezza che Dio ci ama. Noi possiamo dimenticarci di Dio, ma Dio non si dimentica mai di noi, perché è nostro Padre, perché sa di che cosa abbiamo bisogno ( Mt 6,32). Gesù ci ha detto : « Rallegratevi, perché i vostri nomi sono scritti nei cieli »(Lc 10,20).

Nella gioia i credenti accolgono i segni della salvezza portata da Cristo a rinnovare tutte le cose, a far nuove tutte le sue creature.