5a DOMENICA DI PASQUA
RIMANERE IN CRISTO
E’ il Padre che si prende cura di ogni figlio che appartiene al suo popolo e lo tiene unito a Gesù. Così l’uomo rinnovato nel Cristo risorto vive dell’amore di Dio e lo testimonia con frutti sinceri di attivo e operoso amore. Questo non è possibile senza attingere dalle radici ed essere nutriti dalla linfa dello Spirito. Non si può dimorare in Cristo solo a parole, sono necessarie un’adesione interiore, frutto di fede autentica, e l’osservanza del comandamento nuovo: di qui la comunità.
Gesù fa entrare gli uomini in comunione con lui. Li invita alla fecon-dità, realizzata da Dio stesso, che come vignaiolo si prende cura della sua vigna. Gesù è la vite che produce frutto. I cristiani sono i tralci at-traverso i quali questo frutto è generato. Il ruolo dei discepoli, come tralci della vite, non sembra poi molto sfibrante se la preoccupazione principale del Signore è quella di far loro comprendere che l’unum ne-cessarium è il dimorare in lui.
LA VITE E IL VIGNAIOLO
La vite è una bella immagine per esprimere la fede e la relazione dei figli col Padre e con Cristo. Non solo per la vite in se stessa, ma anche per il contesto in cui si trova: il terreno in cui cresce, il vignaiolo che la cura.
L’immagine della vigna, cara al popolo di Israele, permette ed aiuta ad entrare nel cuore stesso della fede. Il vignaiolo deve costantemente lavorare la sua terra, occuparsi di ogni singola vite, legare, potare i tralci secchi o morti. Un lavoro duro ma necessario, perché, se la vite non viene curata, crescerà selvatica, darà frutti indigesti.
Il Padre vignaiolo cura la crescita della sua vite, fino a quando prende forma nel suo Figlio Gesù Cristo, che con la sua risurrezione dona la vita ai tralci per mezzo dello Spirito, che come linfa li vivifica e li rende fecondi. La vite e i tralci formano un solo corpo. Tutti hanno il loro ruolo per concorrere a portare frutto: radici, tronco, linfa e tralci.
L’immagine della vite, dei suoi frutti, del vignaiolo si presenta come un ambiente in cui si respira comunione. C’è bisogno dell’incontro di tutti perché la vita di ciascuno sia pienamente realizzata. Sarà una autentica esperienza di fede, che porterà i credenti a testimoniare non ciò che viene da se stessi, ma la vita che hanno ricevuto come linfa e che abita le profondità del loro cuore.
LA GRANDE VIGNA DEL SIGNORE.
Dio stesso si comunica alla vita di ogni credente, vivifica ogni singolo tralcio e la Chiesa tutta, sua vigna,. Una vigna in cui ciascuno può sa-
ziarsi mangiando del frutto degli altri.
In ogni celebrazione eucaristica, che è rendimento di grazie, la Chiesa, per l’azione dello
Spirito, si costruisce, cresce, si moltiplica, vive nella pace, si mette in cammino, si mostra
discepola del suo Signore. Ogni celebrazione eucaristica è un momento di incontro con
Cristo, che nutre i suoi come la vite i tralci. Il pane che viene spezzato e diviso, comunica-
to a tutti coloro che lo ricevono, è un Pane che opera anche se sembra una realtà
inanimata: diviene nutrimento della vita dell’uomo e gli permette di agire nello Spirito.
Dal dimorare in Cristo, dal ricevere la vita da Lui, dal partecipare alla comunione divina nasce la testimonianza di un frutto di amore che è essenzialmente donazione, servizio. Lo stesso frutto della vite che si diffonde nei tralci vivificati e rigenerati continuamente dallo Spirito.
E’ doveroso anche considerare, con timore e tremore, la possibilità che alcuni tralci vengano staccati dalla vite, come tralci appassiti da gettare nel fuoco. Ma tale possibilità non può essere effetto di un incidente. I tralci non sono uniti alla vite per una combinazione naturale, ma per una gratuita decisione divina. E solo il ribellarsi a questa volontà può staccare l’uomo da Dio.
Ed è bene anche ricordare che, come tralci uniti alla vite, come membra di un unico Corpo che è la Chiesa, chi non porta frutto priva anche gli altri di ciò che avrebbero avuto diritto di ricevere, perché l’essere o il non essere in Cristo non è mai solo una questione strettamente personale, ma coinvolge tutto il contesto comunitario.
PREGHIERA
Padre misericordioso Le forbici che usi per tagliare
non ti avevo mai visto come ciò che di me non ti piace
un contadino, ma l’ha detto mi fanno sanguinare e penso
Gesù, per questo posso pure che tu non mi vuoi bene.
immaginarti al lavoro nel campo. Poi arriva l’estate e porto un
Ti sei fatto vicino, mi hai visto grappolo che non pensavo mai.
solo e sterile e con amore e Confuso, ti ringrazio: mi hai unito
speranza mi hai innestato a tuo Figlio e porto frutti anch’io.
su una vite a forma di croce.