17  DICEMBRE – IIIa DOMENICA D’AVVENTO (Anno B)

Il Signore è la nostra gioia.

Il Natale, che ci apprestiamo a celebrare, non è solo il ricordo del « mistero della salvezza », che inizia nella nostra storia, ma è, anche, nella fede, realtà da vivere e realizzare nella nostra vita quotidiana. La grazia di questo evento ci viene rinnovata a seconda della nostra disposizione interiore ad accettare la liberazione dai peccati, perché  Gesù si fa uno di noi e realizza un meraviglioso scambio: assume la nostra natura umana per arricchirla ed elevarci alla dignità divina. Il Natale dobbiamo, quindi, viverlo con fede e accogliere il Signore che viene nella  vigilanza e nella preghiera, con il cuore  pronto e aperto alla generosità.

Ecco perché questa Domenica è detta:« Gaudete », perché la nascita del Signore  tra noi è portatrice di gioia.

Nella preghiera iniziale dell’Eucaristia diciamo: « O Dio, che chiami tutti gli umili e i poveri a entrare nel tuo regno di pace, fa germogliare tra noi la giustizia, perché viviamo nella gioia l’attesa del Salvatore che viene. Egli è Dio, e vive e regna con te… ».

Prima Lettura: Is 61.1-2.10-11.

Il profeta Isaia preannunzia l'opera  del Messia, consacrato dallo Spirito  con l’unzione, e che è mandato « a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a promulgare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore ». Questo programma, che il profeta annunzia, anticipa ed è immagine di quella che sarà l’opera del Messia, dell’Unto del Signore, cioè del Cristo. Giovanni, mandato come testimone  della luce  a preparare la via alla venuta del Cristo, ai sacerdoti e leviti, inviati dai Giudei, che gli chiedono chi egli sia, risponde di non essere lui il Cristo, né Elia, né il profeta. Gesù invece a Nazaret, dopo il Battesimo al Giordano, in cui il Padre lo rivela come il Figlio unigenito, leggendo la profezia di Isaia, conclude la lettura dicendo che quelle Scritture si adempivano, in quel momento, agli orecchi degli ascoltatori.

Con la sua venuta, allora, Gesù, che noi ricordiamo nella sua nascita nella nostra storia, incomincia pienamente e definitivamente l’ « anno di grazia del Signore ». La gioia e l’esultanza del profeta in Dio, le vesti della salvezza di cui è rivestito, il mantello della giustizia di Dio di cui è avvolto, il diadema regale  dello sposo e i gioielli di cui si adorna la sposa, sarebbero segni di questa realtà che il Messia avrebbe portato all’umanità. Il Signore avrebbe fatto germogliare sulla terra la sua giustizia, che sarebbe stata la nostra per suo dono,  e la sua lode davanti a tutte le genti.

Seconda Lettura: 1 Ts 5, 16-24.

Paolo esorta i Tessalonicesi a essere lieti e a pregare ininterrottamente Dio rendendogli grazie, essendo questa la volontà di Dio in Cristo Gesù per loro. Li invoglia, inoltre, a non spegnere lo Spirito, a non disprezzare le profezie, a vagliare ogni cosa, a tenere ciò che è buono e ad astenersi da qualunque male e dal peccato: tutto questo deve distinguere il cristiano. Paolo, inoltre, augura che il Dio della pace li santifichi in tutte le loro persone e li renda irreprensibili nella loro attesa, per la celebrazione della venuta di Gesù nel Natale e per la sua  venuta finale nel giorno del giudizio.

Vangelo: Gv 1, 6-8.19-28.À

Giovanni, a coloro che gli chiedono chi egli sia, risponde di non essere lui il Cristo, né Elia e nessuno degli altri profeti. Dice solo di essere un messaggero che grida nel deserto: « Preparate le vie del Signore ». La sua voce non si è spenta ancora, perché in questo Avvento essa risuona ancora ai nostri orecchi e ci esorta, ammonendoci, a disporre i nostri cuori,  perché Gesù, che nascerà a Betlemme, sia accolto e la sua luce li inondi. Ascoltare Giovanni vuol dire rinnovare la nostra adesione di fede al Cristo, che come luce del mondo, nel nome del Padre, viene ad illuminare le nostre tenebre. Nel deserto del cuore degli uomini, avvolti sì da gesti di volontariato e di espressione di solidarietà umana, ma anche di molto egoismo, di atteggiamenti e comportamenti in cui i sentimenti di amore, benevolenza, fraternità, giustizia, rispetto, collaborazione, di perdono sono aridi o  spenti, Gesù, nel suo natale, espressione del suo voler condividere la nostra umanità, ci chiede di far posto alla sua venuta nei nostri cuori e di farli risplendere della sua gioia, del suo amore, di vita divina e del suo dono di eternità.

OGGI  INIZIA  LA NOVENA DEL SANTO NATALE  E SARÀ CELEBRATA ALLE ORE   18.30.