1 NOVEMBRE – SABATO- SOLENNITÀ DI  TUTTI  I  SANTI.

La festa di tutti i santi si è diffusa nell’Europa latina nel secoli VIII-IX. Si iniziò a celebrare la festa di tutti i santi, anche a Roma, fin dal secolo IX.

E' un’unica festa quella di tutti i santi che oggi celebriamo, ossia  della Chiesa gloriosa, intimamente unita alla Chiesa ancora  pellegrinante  e sofferente. Oggi è una  festa  di speranza: « l’assemblea festosa dei nostri fratelli » rappresenta la parte eletta e sicuramente riuscita del popolo di Dio; essa ci richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera: la santità, cui tutti siamo chiamati non attraverso opere straordinarie, ma con il compimento fedele della grazia del battesimo.

Dei Santi, che ci sono  « amici e modelli di vita », come  dice san Bernardo, dobbiamo desiderarne la  compagnia, poiché essi attendono e desiderano la nostra salvezza: la loro preziosa presenza ci protegge e ci incoraggia.

Siamo chiamati  ad una pienezza di vita.

Nella vita di  ogni giorno,  ci accorgiamo delle  fragilità, dei momenti di insuccesso, delle negatività che costellano la nostra vita, dei nostri limiti: tutte queste cose ci fanno sembrare   la  vita non  riuscita.

Ma allora cosa rende questa vita riuscita? Siamo o possiamo essere migliori di quello che pensiamo di essere?  Dobbiamo rassegnarci ai nostri fallimenti, ai  difetti e ai vuoti della nostra esistenza? Dobbiamo sperare in una vita migliore per noi e per tutti,  solo per questa terra, o possiamo pensare  e credere che, al di là di tutto questo, ci attende una vita in Dio, in cui già sono tutti coloro che oggi celebriamo: cioè i Santi, sia coloro che onoriamo nel calendario e sia quelli che hanno vissuto la loro esistenza nella fedeltà al Signore, in cui hanno creduto, pur nel nascondimento e con una testimonianza silenziosa?

Siamo chiamati ad una pienezza di vita.

Il punto principale della fede cristiana sta nella certezza di fede cristiana  che la nostra vita e la sua riuscita dipendono sì da Dio, ma anche dal nostro impegno. In varie esperienze religiose si pensa che si possa giungere ad una , se pur imprecisata, pienezza di vita e di pace attraverso un cammino di ascesi,di meditazione. In alcune concezioni filosofiche di vita si pensa che attraverso uno sforzo di perfezione etica, che gli uomini possono imporsi, individualmente o comunitariamente, è possibile raggiungere  una pienezza di vita, almeno nel cammino finale dell'umanità. Si pensa poi, ancora, da parte di altri, che le negatività dell’esistenza possono superarsi con la rassegnazione e che in ultimo arriverà il premio e la consolazione.

Nella esperienza religiosa ebraica, fondata sulla alleanza tra  Dio e il popolo, Dio è colui davanti al quale si prova timore, riverenza e rispetto; Dio stesso comunica   all’uomo  la santità, chiedendogli di essere santo perché lui è santo E si raggiunge la santità con l’osservanza della Legge e le pratiche di purificazione e di religione, ma che spesso, come rimproverava Gesù al suo tempo ai farisei, erano vissute con mediocrità e esteriorità. Nella predicazione profetica veniva inculcato il convincimento che la santità e la riuscita della vita sarebbero state donate da Dio.

Con la venuta di Gesù, che porta lo Spirito di santità e lo comunica con la sua morte in croce,  gli uomini da lui redenti vengono da lui santificati. Ma con tutto il suo agire, con la sua parola egli manifesto la santità e la pienezza di vita: perdonò i peccati, guarì i malati, donò se stesso, amandoli fino alla fine. Egli, il Signore, il Santo e il giusto, invitò gli uomini ad essere santi come è santo il Padre dei cieli, e così partecipare pienamente alla vita divina,  alla vita eterna, che  siamo  chiamati a vivere in Lui. Poiché Dio è Santo, la pienezza di vita consiste nella santità donata da Dio, comunicata dallo Spirito nella morte e risurrezione del Cristo.

Chi sono i Santi che oggi onoriamo e ricordiamo?

San Paolo chiama « Santi di Dio » tutti coloro che battezzati e cresimati sono stati inseriti come membra del Corpo Mistico di Cristo. La nostra santità è una vocazione che non sempre viviamo pienamente per ora, ma siamo santi perché abbiamo la possibilità di vivere, con i doni e le qualità che Dio ha posto in noi, pienamente la comunione col Padre, attraverso il Figlio Gesù, nello Spirito del Padre e del Figlio.

Gesù nelle Beatitudini annuncia questo dono gratuito di Dio fatto a tutti, specialmente a coloro che non hanno nulla su cui possono contare ( poveri in spirito, afflitti, miti, ricercatori di pace e di giustizia ecc.). Dio è colui che è causa della nostra beatitudine e santità. Così, per dono suo, noi possiamo considerare la nostra vita riuscita, pur essendo, a volte, nella povertà, nelle sofferenze, nelle afflizioni e in ultimo anche nelle persecuzioni sofferte per il nome di Cristo.

Lungo la storia della Chiesa, la santità di tanti, riconosciuta nel calendario cristiano, viene additata a  modello per tutti, perché essi hanno datodispo- nibilità piena all’amore di Dio e alla dedizione ai poveri, sofferenti,emar- ginati: quante madri di famiglia, persone consacrate a Dio nelle varieistitu- zioni, giovani e uomini di varie condizioni sociali, martiri per la fede, ecc.

Quando viene dichiarato e onorato « beato » o « santo » qualcuno, noi non gli rendiamo, come diceva sant’ Agostino in una sua riflessione sulla memoria dei martiri, un culto di adorazione, che si deve solo a Dio, ma ne facciamo la memoria e la venerazione per additarcelo  ad esempio e modello di vita per tutti noi  che siamo in cammino di santità  su questa terra. La vita di santità di questi fratelli è confermato esplicitamente dalla testimonianza concorde di coloro che li hanno conosciuti e sono stati raggiunti dalla loro luce di santità, attraverso segni, virtù, e miracoli che questi santi hanno impetrato da Dio.

Cammino di santità per tutti.

Come possiamo rispondere alla chiamata alla santità che Dio ci fa? Lasciandoci riempire e guidare dallo Spirito Santo attraverso la preghiera, i sacramenti e le opere di testimonianza nella carità, la giustizia,ecc

Così Cristo, attraverso la sua morte e risurrezione, agisce in noi, nell’oggi della nostra vita, e ci santifica. Facendoci coinvolgere dall’iniziativa di Dio, vivendo i sacramenti, soprattutto l’Eucaristia, attuando le opere di misericordia verso i poveri, i sofferenti, gli ultimi, operando per la pace, la giustizia e la misericordia, vivendo con purità di cuore la nostra apertura a Dio e confidando in lui, nei momenti della persecuzione a causa della giustizia e del suo regno, noi operiamo nella fedeltà al Signore e viviamo un cammino fecondo di santità. Vivremo questo itinerario operando il bene, conducendo  la nostra esistenza nella gioia, nella pace della coscienza e nella speranza che, nonostante tutto, Dio ci salverà; e se pur manca qualcosa alla nostra perfezione egli la colmerà e ci renderà conformi al suo Figlio, rendendoci santi come è santo lui. Il suo ultimo atto d’amore per noi sarà il sigillo definitivo alla nostra vita, che si concluderà con la nostra salvezza eterna.

Prima Lettura: Ap 7,2.4-9.14.

La moltitudine immensa che sta dinanzi all’Agnello in candide vesti e con la palma tra le mani rappresenta gli eletti, che, purificati nel sangue di Cristo, gli sono stati fedeli nella prova. Sono i battezzati a cui è stato apposto il sigillo dell’appartenenza a Dio  e ai quali nulla e nessuno  può più  far del male, poiché sono nella gloria di Dio e contemplano ormai il volto del Signore per l’eternità.

Seconda Lettura:  1 Gv 3,1-3.

Partecipiamo alla gioiosa constatazione di san Giovanni: Dio ha avuto per noi un amore impensabile, al punto che non siamo solo di nome ma di fatto figli suoi. E lo siamo già d’adesso, in virtù della vita divina, la grazia, che ci unisce a lui, anche se all’esterno ancora non appare tutta la nostra dignità, anche se portiamo ancora i segni del nostro legame alla terra, anche se non mancano limiti e sofferenze. Però siamo in attesa della  manifestazione completa del nostro essere, quando si rivelerà e si attuerà la nostra conformità completa a Dio e quindi a Cristo, e vedremo Dio non più attraverso il velo delle cose create, delle immagini e delle parole, ma viso a viso. Questo è già avvenuto per i santi, che oggi festeggiamo.

Vangelo: Mt 5,1-12.

Gesù promulga, come un nuovo Mosè, la Legge nuova, che si apre con le Beatitudini. Esse sono la situazione di gioia per quanti si dispongono nello spirito del Vangelo, e quindi fanno la scelta della povertà, della mitezza, della giustizia, della misericordia, della purezza, della pace e che, pur nella sofferenza, non cessano di sperare e di essere fedeli.

Le Beatitudini sono l’antitesi  dello spirito del mondo, rovesciano le attese e le valutazioni terrene.