2 FEBBRAIO – FESTA DELLA PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO.

In questa domenica, in cui ricorre la Presentazione di Gesù al tempio, celebriamo la Festa delle luci, che ebbe origine in Oriente con il nome di « Ipapante », cioè « Incontro ». Nel sec. VI si estese in Occidente con sviluppi originali: a Roma con carattere più penitenziale e in Gallia, con la solenne benedizione e processione delle candele, popolarmente nota come « Candelora ». Nell’ingresso solenne e suggestivo del simbolismo della luce bisogna cogliere il senso profondo e il radicamento biblico, il significato cristologico di tale gesto: accogliere Cristo, luce del mondo.

Come ci viene raccontato nel Vangelo, Gesù, secondo la prescrizione della  legge di Mosè, viene presentato e offerto al tempio, come ogni primogenito: egli sarà particolarmente dedicato e consacrato a Dio.

« Con quel rito, dice la preghiera iniziale, il Signore si assoggettava alle prescrizioni della legge antica, ma in realtà veniva incontro al suo popolo, che l’attendeva nella fede ». Così, con il venire incontro di Dio all’uomo si rinnova la relazione dell’uomo con Dio nel rapporto di comunione iniziale.

Se i figli sono dono del Signore e i genitori ne sono i custodi ed educatori finché sono sotto la patria potestà, anche Maria e Giuseppe, consapevoli di tale realtà, compiendo il gesto della presentazione di Gesù, riconoscono che Gesù, per essere ciò che è, deve essere riconsegnato al Signore per adempiere alla propria  missione. Il gesto di obbedienza alla legge, e la consacrazione di Gesù al Signore,  visti in funzione della Pasqua, in cui Gesù si renderà obbediente al Padre, assumono un significato redentivo e anche Maria e Giuseppe si rendono collaboratori di Dio nell’opera di salvezza.

Gesù luce.

La sua Presentazione soddisfa l’attesa dei  giusti dell’Antico Testamento, significati da Simeone, “ uomo e pio che aspettava la consolazione di Israele ”. Simeone profetizza che quel bambino è « luce per illuminare le genti » (Lc 2,32).  Cristo, che rivela la fedeltà di Dio, viene incontro al suo popolo, che l’attende nella fede. Egli porta a compimento la speranza e le promesse del Dio dei padri, perché è la luce che ormai riverbera  e si fa guida a tutti i popoli, che fa uscire dalle tenebre del peccato tutti gli uomini  con la sua opera di salvezza e, con la sua risurrezione, fa irrompere nelle tenebre della morte la luce della vita.

Più che un bambino, allora, è Dio stesso che viene  incontro all’uomo per salvarlo.

Dietro Simeone, anche Anna, dopo aver visto il bambino, parla di lui « a tutti quelli che aspettavano  la redenzione di Gerusalemme ».

Tra Natale e Pasqua.

La Presentazione del Signore, a quaranta giorni dal Natale, chiude le celebrazioni natalizie e, con l’offerta della Vergine Madre e la profezia di Simeone, apre il cammino verso la Pasqua. Le candele che si accendono richiamano il cero che viene acceso  nella Veglia Pasquale. Nelle parole di Simeone a Maria si preannunziano i misteri pasquali: « una spada ti trafiggerà l’anima ». Essa, così, partecipa alle sofferenze del Figlio, cooperando alla redenzione degli uomini, perché « Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori ».

Anche noi andiamo incontro al Signore.

Se celebriamo la festa in cui Dio viene incontro a noi nel suo Figlio, andiamo anche noi incontro a Dio, come dice ancora la preghiera iniziale: «  Anche noi qui riuniti dallo Spirito Santo andiamo incontro  al Cristo che viene ».  Seguiamo anche noi Cristo, luce che ci precede, per rinnovare insieme a lui l’incontro con il Padre,  affidandoci  alla fedeltà di Dio che non  delude. Imploriamo di averlo sempre come conduttore , per poter « giungere felicemente  alla pienezza della gloria », poiché tutta la nostra vita deve essere un andare incontro a Dio, che ci vuole in comunione con Lui.

Gesù ci esorta, come suoi discepoli, ad essere « luce del mondo », per cui,  illuminati dalla sua luce, dedicati al Padre, diventiamo portatori della sua missione  nel mondo con « lo splendore della santità ». Allora, sì, che la processione con le candele dietro a Cristo diviene un simbolo efficace della vita.

Nella preghiera iniziale di questa festa chiediamo: « Dio onnipotente ed eterno, guarda i tuoi fedeli riuniti nella festa della Presentazione  al tempio del tuo unico Figlio fatto uomo, e concedi anche a noi di essere presentati a te  purificati nello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo…».

Prima Lettura: Ml 3,1-4.

Il « giorno » del Signore è giorno di purificazione e di giudizio di condanna del male. A prepararlo Dio promette l’invio di un profeta che converta i cuori.

Seconda Lettura: Eb 2, 14-18.

In questo brano è illuminato lo stretto legame fra il l’evento che stiamo celebrando e il mistero pasquale e vi si esprime  la stretta solidarietà  di Gesù  con il Padre e con l’uomo, con cui  condivide il « sangue e la carne » ( Eb 2,14), in un legame reale e integrale.

Intimamente unito agli uomini, come fratelli, Gesù è diventato « un sommo sacerdote  misericordioso ». Fedele nel servizio a Dio, Gesù, espiando i nostri peccati, ci ha liberato dal potere del demonio e della morte. La sua sofferenza è diventata capacità di soccorso  nelle nostre prove, essendo lui stesso stato provato.

Vangelo: Lc 2, 22-40.

Gesù è consacrato  a Dio. Sulla croce lui stesso si offrirà  e si dedicherà al Padre, dopo tutta una vita di appartenenza a Lui. Al suo ingresso nel tempio si dà appuntamento l’Antico Testamento, di cui compie l’attesa.

IL    GIORNO    2   FEBBRAIO FESTA  DELLA  PRESENTAZIONE AL  TEMPIO  DI  GESÙ

(LA   CANDELORA)

LA   SANTA   MESSA  SARA’  CELEBRATA ALLE   ORE   18.30

« Custodisci sempre  con paterna bontà la tua famiglia ». Così incominciamo oggi a pregare. Non siamo dunque degli estranei, ma siamo la famiglia di Dio, sulla quale veglia il suo amore. Abbiamo sempre bisogno di riaccendere questa certezza, avvolti come siamo da un’infinità di ansie, di ricorrenti motivi di timore, da tentazione e da sofferenze. E’ vero che la fede non li dissolve come d’incanto; li lascia ancora, e tuttavia dalla fede attingiamo la forza per non perdere la speranza, per aspettare con fiducia  la liberazione, per accettare con « vero spirito del vangelo » le prove in comunione con la passione redentrice di Cristo e rendere più viva l’attesa della vita eterna. Noi sappiamo che Dio si accosta « alla sofferenza di tutti gli uomini » e li unisce « alla Pasqua del suo Figlio ». E’ giusto  chiedere l’aiuto ai fratelli con i quali anzi siamo chiamati a « condividere il mistero  del dolore »; ma non dimentichiamo quanto la stessa  preghiera d’inizio afferma: « unico fondamento  della nostra speranza è la grazia che viene da te, o Dio ».